Marisa Miyakawa

Torino, 31 luglio 1938 - 26 dicembre 2003

Maria Luisa (Marisa) Bassano nacque a Torino il 31 luglio 1938.
La famiglia Bassano, di papà Piero e mamma Pina, era una grande famiglia, molto unita, con sette figli: Giovanni, Maria Teresa, Dino, Giorgio, Mario, Marisa e Mariella.
Da piccola Marisa visse in un clima di gioia, umana e spirituale.
Fino all'adolescenza, Marisa ebbe problemi di salute, oltre ad affrontare con difficoltà le malattie infantili, soffriva infatti anche di asma e di allergie, ma le superò grazie all'amore familiare e al suo atteggiamento positivo verso la vita.
Subito dopo la fine della seconda guerra mondiale tutta la famiglia si era trasferita a Bolzano per seguire il papà che era stato nominato direttore della Lancia di quella città, e là Marisa trascorse l'adolescenza.
Negli anni della scuola media inferiore ebbe come insegnante il professor Ermes Lovera, una persona eccezionale che abituò i suoi allievi ad essere sempre in competizione con se stessi e non con gli altri. Questa persona ebbe una grande influenza sulla formazione e sulla vita di Marisa, e la spronò anche a proseguire gli studi.
Quando il papà fu promosso a un incarico che lo riportò alla sede centrale della Lancia, tutta la famiglia fece ritorno a Torino. Qui Marisa continuò gli studi magistrali fino al diploma, dopo di ché si iscrisse a un corso di specializzazione per l'insegnamento anche ai bambini portatori di handicap, sentendo un profondo interesse verso i problemi sociali. Conseguito il diploma di stato, fu assunta come maestra di una classe di ragazzi autistici. Questa preziosa esperienza influenzò indiscutibilmente Marisa, che capì che la cosa più importante è il saper educare con amore, e all'amore.
Marisa era innamorata della vita.

Durante la giovinezza nasceva in lei la curiosità di conoscere il mondo, voleva vivere internazionalmente ed ebbe poi una sensibilità speciale verso il Terzo Mondo e l'Africa in particolare.
Marisa frequentò ancora un corso estivo di tedesco a Monaco, e fu qui che conobbe un giovane giapponese, attraverso il quale entrò in contatto con la cultura di questo paese, tanto che in lei nacque un profondo interesse verso il Giappone. Finito il corso estivo e tornata a Torino si iscrisse al corso di lingua giapponese che a Torino si teneva al Centro di Cultura Orientale dell'ISMEO. In quel periodo essa esprimeva spesso il desiderio di recarsi in Giappone: «Comunque vorrei andare a studiare in Giappone».
Questo sogno di Marisa andava crescendo di pari passo con la sua conoscenza del giapponese. Anche il professor Takehide Yokoo, responsabile di lingua giapponese all'ISMEO e assistente all'Università di Hiroshima, la confermò in questo proposito.
Intanto al salone dell'automobile di Torino del 1960, Marisa incontrò un altro giovane giapponese, Hideyuki Miyakawa, il quale stava facendo il giro del mondo in moto come reporter per conto di una rivista di motori.
La conoscenza con Marisa e Hideyuki fu un colpo di fulmine. I due giovani si incontrarono allora in Giappone dove Marisa si recò poi per un anno. In questo periodo la loro amicizia, sentimento, stima e rispetto reciproco crebbero fino a culminare nel fidanzamento.
Mamma Pina poté verificare la ferma decisione di Marisa di sposare Hideyuki. Le rimaneva nel cuore una grande preoccupazione per la religione. Faticava a comprendere come mai questa sua amata figlia, così profondamente religiosa, volesse condividere la vita con un giovane dell'Estremo Oriente che comunque non professava la religione cattolica.
Mamma Pina, come ricevette la lettera in cui Marisa rivelava i suoi sentimenti, si recò da padre Malagola, un francescano verso cui nutriva una profonda stima, e gli chiese il suo parere.
Egli, rispose: «Marisa ormai è in tutti i sensi una persona adulta; credo che farà le scelte giuste e che si comporterà molto seriamente nelle scelte fatte». Dopo di che aggiunse queste parole di incoraggiamento: «Avere fiducia in Marisa per Lei è la stessa cosa che avere fiducia nell'educazione che le ha impartito; in altre parole, credere in Sua figlia è credere in se stessa come madre».
D'altro canto questo giovane giapponese non era del tutto insensibile verso i problemi religiosi. Il discorso su Dio era stato uno degli argomenti più importanti di discussione in tutti i loro incontri. Fin dal primo giorno Hideyuki si chiedeva da dove Marisa prendesse la serenità e la fiducia con la quale affrontava la vita.
Hideyuki poneva tante domande e Marisa rispondeva senza mai scomporsi o arrendersi. Era la sua indole quella di incantare le persone con il suo imperturbabile e dolce sorriso e poi dire schiettamente il suo pensiero, ovunque e con chiunque. Questo suo comportamento affascinava sempre più Hideyuki.
Egli aveva deciso di condividere la vita con Marisa e di approfondire la conoscenza di Dio.
Nel 1961, lo studente giapponese di teologia, Shirieda, informò il rettore del Seminario Salesiano che Hideyuki aveva espresso il desiderio di studiare il Cattolicesimo. Così Franco Nakagaki, un altro studente, ricevette l'incarico di insegnare il Catechismo a Hideyuki: i fondamenti della fede cattolica, la presenza reale di Dio, la vita di Cristo, la Sacra Scrittura, la morale matrimoniale.
Immancabilmente anche Marisa prendeva parte alle lezioni della durata di un'ora e mezza. A volte l'appassionata istruzione del seminarista si protraeva oltre il tempo fissato.
Passarono le feste natalizie e arrivò il nuovo anno. Il corso di catechismo procedeva bene, così nell'Aprile 1962, Hideyuki ricevette il battesimo durante la Veglia Pasquale e gli fu dato il nome di Giuseppe.
Il rito fu celebrato da don Zigiotti, superiore generale dei Salesiani, nella basilica di Maria Ausiliatrice in Valdocco, luogo della memoria di Don Bosco. Durante il rito Marisa teneva alta e accesa la fiaccola del suo amore, come avrebbe poi fatto per tutta la vita a due.
Un mese dopo, Marisa e Hideyuki fondavano la loro sacra famiglia, con la benedizione di tutti, e davano inizio al loro cammino di sposi. Come data di nozze avevano scelto il 5 maggio, giorno di buon augurio perché in Giappone è la festa nazionale dei bambini. Il rito delle nozze fu celebrato dunque il 5 maggio 1962 nella chiesetta dedicata alla Madonna di Fatima, a San Pietro (Torino).

Verso la fine del primo anno di matrimonio nacque il primo figlio:
Mario Yukio, il 19 Aprile 1963.

Poi vennero, in ordine:
Francesco Zenjiro, nel 1964.
Antonio Masayuki, nel 1966.
Maria Shizuko, nel 1968.

Non tutto fu sempre facile nel cammino della giovane coppia italo-giapponese.
Ciascuno dei due sposi era fiero della propria nazionalità e ambedue avevano una grande fiducia nell'altro. Così è sempre stato durante tutta la loro vita a due. Il motto "due culture, doppia possibilità" caratterizzava la vita di questa famiglia numerosa e internazionale, ma ovviamente non mancarono i momenti di crisi familiare.
Nelle sue conversazioni Marisa nominava spesso la "PRO CIVITATE CHRISTIANA", un'associazione di volontari laici fondata da don Giovanni Rossi, ad Assisi.
«Perché non andiamo ad Assisi?»
Nel 1967, tutta la famiglia Miyakawa partì per Assisi per partecipare a un convegno nella Cittadella Cristiana, dove aveva sede questa associazione. Il tema del convegno era "il superfluo nella famiglia di oggi" alla luce della Beatitudine Evangelica sui poveri (Mt 5, 3).
La volontaria Dottoressa Dora Ciotta richiamò l'attenzione dei partecipanti all'incontro, verso l'orizzonte del sociale.
l'interrogativo che Marisa e Hideyuki si ponevano era:
«Che cosa significa per noi essere famiglia aperta?»
Forse il preludio del loro essere famiglia aperta si trovava già nella proposta che Marisa aveva fatto a Hideyuki otto anni prima, cioè al momento di loro fidanzamento.
«Mi piacerebbe accogliere e allevare un bambino africano. Hideyuki che ne pensi?».